Siamo Stanchi di Attendere che i nostri diritti siano riconosciuti, molti dei quali seppur sanciti sono di fatto negati.
Il diritto alla residenza è inalienabile e fondamentale in quanto costituisce la chiave di accesso a godere dei diritti di ogni cittadino: diritto alla sanità, diritto al lavoro, diritto a partecipare alla vita politica del nostro paese e moltissimi altri ancora. Tale diritto è oggi messo in discussione dal ddl 733 che attraverso due suoi articoli (artt. 42 e 50) condizionano l’iscrizione anagrafica al possedimento di un’abitazione in linea con i controlli sanitari ed alla disponibilità di un domicilio. Com’è logico, il nostro domicilio è la nostra città, Torino, molti di noi dispongono di una residenza fittizia che ci permette di godere dei diritti di cittadinanza nonché
di misure assistenziali seppur spesso insufficienti e pertanto da potenziare.

Tali articoli limitano il diritto alla residenza introducendo dei controlli che di fatto penalizzano chi si trova in una condizione di povertà economica e di marginalità. Elemento di ulteriore gravità è l’introduzione del registro dei senza fissa dimora. Senza che nemmeno venga specificato il fine di tale azione si vorrebbe formalizzare attraverso un elenco una condizione che dovrebbe essere temporanea e che solo l’inefficienza dei governi rende di fatto stabile per un tempo troppo spesso elevato. Questa misura tende ad istituzionalizzare una condizione che in quanto tale e per stessa ammissione dei diretti interessati non è voluta ma subita, introducendo inoltre elementi funzionali ad un processo di stigmatizzazione e ghettizzazione delle persone senza casa.

La battaglia che il governo sta portando avanti contro chi non è in grado di regolarizzare la propria condizione deve essere condotta  mediante il rafforzamento delle misure di supporto a chi è in difficoltà, eliminando le barriere per l’accesso ai diritti di cittadinanza, non certo introducendone di nuove.