A Torino, nella nostra città, le politiche per la casa stanno prendendo forma mediante progetti di housing sociale che costituiscono una valida alternativa alla soluzione dei problemi abitativi ma che rischiano di non essere accessibili a chi si trova in una condizione economica disagiata. Ferma restando la necessità del loro superamento, i cosiddetti dormitori, sono oggi ancora essenziali e permangono tra i pochi rimedi attuati in grado di soddisfare la mancanza di un’abitazione.

La trasformazione delle strutture e dei servizi attuali  in altri dotati di caratteristiche di maggior stabilità e dignità rappresentano un dovere delle amministrazioni, ma ciò deve avvenire gradualmente, garantendo un’adeguata ospitalità a bassa soglia, cui far seguire in tempi brevi il passaggio ad altre forme di abitazione più dignitose e realizzando in tal modo un percorso di avvicinamento ad una forma di abitazione più autonoma. La decisione del Comune di Torino di ridurre la disponibilità di posti a bassa soglia attraverso la chiusura della casa di ospitalità notturna di Strada Castello di Mirafiori, l’abbattimento della palazzina sita in Piazza Bengasi, anch’essa sede di una struttura di accoglienza, nonché la già nota gestione limitata dell’emergenza freddo che si è attuata nel precedente periodo invernale denotano la scarsa volontà di realizzare percorsi di trasformazione dei servizi che non abbiano immediate ricadute negative sui diretti interessati.

In un momento in cui la domanda di un posto per dormire è salita, in conseguenza forse della crisi attuale e nonostante si sia
proceduto ad un preventivo quanto mai scellerato tentativo di decongestione delle strutture limitando fortemente l’accesso ai cittadini comunitari, la nostra amministrazione decide di limitare ancor più la già carente disponibilità di servizi di accoglienza notturna. In aggiunta, tale situazione è destinata a perdurare e ad aggravarsi se i tempi di costruzione di nuove strutture e di ammodernamento di quelle esistenti seguissero quelli necessari per la realizzazione di un’opera pubblica. Del resto infatti è noto a molti che le condizioni strutturali di alcuni servizi non permettono di continuare a lungo, che quelle igieniche e sanitarie dovute al sovraffollamento pongono inevitabilmente seri problemi che vanno immediatamente affrontati e che solo in parte ed in maniera discutibile lo sono stati. Va garantita e potenziata l’accoglienza, non è pensabile ed è ingiusto chiedere a chi la “crisi” la vive già da tempo ormai di accettare e subire gli effetti di quella attuale.