Una serata davvero bella, che ha visto la partecipazione di molte persone che sono attualmente ospitate nei dormitori della Città di Torino ed altrettanti operatori del sociale, non solo quelli che lavorano nell’ambito delle case di ospitalità notturna. Non è possibile utilizzare altro aggettivo per descrivere la serata, mezza giornata quasi di rivendicazione (iniziata alle 17:00 coi preparativi in piazza), che tiene insieme tanto l’aspetto rigoroso della richiesta dei propri diritti ma che la esprime in maniera festosa, alternando interventi (molteplici e profonde analisi degli eventi, anche politici, in cui siamo immersi) a momenti di pungente critica teatrale e musica impegnata, che ha portato gli stessi artisti ad esprimere il proprio pensiero sui diritti che rivendicavamo.

Bene, ottimo, è così che la volevamo, non doveva essere questo il momento in cui esprimere rabbia per le privazioni cui tutti siamo soggetti, né per la proposta avanzata dal Comune proprio il giorno precedente; “offerta” che ha maturato la sospensione dello sciopero indetto dagli operatori. Una “festa” per ribadire comunque che la condivisione e l’unione di più soggetti in una lotta è motivo di esultanza, perché ci si ritrova più forti e determinati ma anche perché questa costituisce solo il primo atto di una lunga (purtroppo) battaglia e che forse non vale la pena di adirarsi subito e troppo. Ce ne sarà modo, a breve. La decisione del Comune di limitare la perdita dei posti letto “proponendo” (forse il termine non è esatto perché l’accettazione implicava la continuazione delle trattative) l’apertura della
struttura emergenziale di Str. delle Ghiacciaie non costituisce un battuta d’arresto, né una vittoria, soprattutto se considerata dal punto di vista qualitativo tanto del livello del servizio offerto alle persone ospitate quanto delle condizioni lavorative cui gli ex operatori di Strada  Castello dovranno far fronte.


La struttura è composta di 6-7 container, 4 per gli ospiti per un totale di 20 persone e 1 per gli operatori, i restanti adibiti a servizi igienici. Il tutto collocato sotto il capannone di una fabbrica dismessa e senza collegamenti diretti tra i container: una struttura reticolare in un ambiente soggetto alle variazioni climatiche esterne che diventava struttura di accoglienza nel periodo novembre-marzo. Il nome della via che ospita la struttura (Str. delle Ghiacciaie) rende bene il clima percepito nei mesi invernali, cui si aggiungono, ovviamente, le difficoltà che la coabitazione forzata in ambienti angusti comporta. Nel periodo estivo, la temperatura si innalza e il nemico da combattere resta l’afa.

Chissà come la chiameranno questa nuova trovata, la più logica e spontanea sarebbe “emergenza caldo”, contrapposta a quell’ ”emergenza freddo” che ogni anno vede adibire strutture più che in conseguenza del clima invernale in rapporto a quello politico ed alla “disponibilità“ economica che si decide di destinare a tale uso.

Chissà quanto dovremo aspettare prima di vedere considerata l’unica e vera motivazione per cui vanno adibite, degnamente, delle strutture e cioè per l’Emergenza Casa. Sembra che questo discorso il Comune non lo consideri nel modo in cui gli competerebbe, eppure è l’unica emergenza che dura tutto l’anno e che accomuna le persone nei dormitori. Il comportamento degli amministratori verte unicamente nel trovare delle soluzioni d’emergenza limitate nel tempo, che sono inadeguate ad affrontare una situazione onnipresente. Ciò è comparabile a dar da bere a delle persone, costrette alla calura estiva, solo nelle ore mattutine, dove fa sì meno caldo ma che li obbliga ad attendere fino al mattino successivo per potersi dissetare nuovamente. Con ovvi e grandi disagi per chi è obbligato a sottostare a tale soluzione poiché non può disporre di un’alternativa. Non si è fatto il paragone con il cibo solo perché tutti noi fruitori dei dormitori sappiamo bene che ci è concesso un solo “vero” pasto al giorno nelle mense dislocate sul territorio comunale, del resto, la sera, o ci rechiamo presto a prendere il posto (fino a 6 ore prima) oppure se non ne abbiamo uno fisso che ogni 15-20 giorni (e più) ci viene assegnato rischiamo comunque di non dormire al coperto.


A volte decidiamo di dormire fuori se aspettare un posto ci priva in maniera totale del nostro tempo; sembra quasi che chi amministra un tale sistema non riesca a considerare che noi siamo persone, che anche noi abbiamo la necessità di poter disporre del nostro tempo come chiunque altro al di fuori dei limiti imposti dal lavoro (magari!) o da impegni inderogabili.


Noi siamo così, come voi, come tutti gli altri! Rivendicare e lottare per  i diritti che ci vengono negati, significa farlo per tutti, perchè la nostra condizione potrebbe, un giorno,  toccare altri.
E credeteci, non vogliamo ulteriore concorrenza!


Non siamo pacchetti che si
spostano da un posto all’altro, come del resto siamo costretti a fare oggi.


Non siamo contenti della “ghiacciaia”, pensate solo che diversie persone preferivano dormire in strada d’inverno piuttosto che recarsi in tale struttura.


Non siamo sofisticati, non vogliamo un quattro stelle, ma pretendiamo, questo sì, DIGNITA’!!!

P.S. Negli Albums ci sono le foto della serata. Oggi ci godiamo queste perché oltre
alla voglia di lottare non ci hanno tolto nemmeno quella di divertirci!